CARTIERA
Certamente con dispiacere gli abitanti di Sarteano hanno letto su "Il Sole24Ore"
una grossa inserzione che pubblicizza la vendita della ex Cartiera Civelli,
ormai chiusa dal 2004. L'inserzione dice: "Vendesi 14000 mq - Nel Comune di
Sarteano è ubicato un complesso industriale dismesso (ex cartiera) oggi libero,
in parte da ristrutturare e rifinire..."
Seguono l'elenco degli edifici e alcuni dati: al termine della pagina è una
piantina generale dei 14000 mq in vendita.
Mi sembra opportuno ricordare un po' la storia di questo stabilimento
industriale che per anni fu la principale fonte di lavoro per il nostro paese e
che doveva raggiungere 300 posti di lavoro in tempi in cui la FIAT aveva una
decina di dipendenti.
Prima della rivoluzionaria invenzione dell'elettricità, la "forza motrice"
dell'acqua che cade dall'altipiano aveva da sempre stimolato la fantasia
dell'uomo, sfruttandola per migliorare la qualità della vita. E' così che
nacquero molini per macinare il grano, frantoi per frantumare le olive,
gualchiere per abbricare il "pannolano", ecc. Oltre alla quantità, anche la
qualità delle nostre acque si prestava ad un utile sfruttamento. Si pensi alle
concerie che permettevano la fabbricazione di una speciale cartapecora che per
qualità rivaleggiò a lungo con quella di Parigi, alle tintorie, alle "forme" per
la lavorazione della canape ecc. Tutte queste attività, dovute alle acque
dell'altipiano e al fatto che Sarteano era il nodo stradale più importante della
zona, fecero del nostro paese un notevole centro commerciale per svariati
secoli.
Non dimentichiamo che l'Auditore Granducale Gherardini, nella sua relazione del
1676 elenca a Sarteano ben 29 molini, 10 gualchiere, due Conce di cuoio e cinque
frantoi (da lui chiamati Oliviere) per l'olio. 150 anni dopo, nel 1832, Zuccagni
Orlandini, nel suo celebre "Atlante", così scrive di Sarteano: "...può
giustamente reputarsi un paese per eccellenza industrioso. Ivi infatti si
contano 3 lanifici, 11 gualchiere, 4 tintorie, 2 fabbriche di cappelli ( una
Politi e una Petrazzini, a quanto sembra. ndr), 6 conce di pelli...una cartiera,
2 fornaci di terraglie ordinarie e 2 di gesso...
Le gualchiere ( o "folloni", da cui derivarono i nomi di varie località come
Follonica, Montefollonico ecc.) erano, come è noto, semplici attrezzature che
servivano per l'attività tessile e conciaria in cui le mazze, messe in movimento
- come nel nostro caso - da un molino ad acqua, battevano su un lungo pezzo di
legno sopra il quale erano pelli, canapa ecc.
In questo quadro si inserisce la nascita della "nostra" cartiere subito a
ridosso dell'altipiano stesso.
Le trattative Civelli-Comune che portarono alla nascita dello Stabilimento
Civelli sono documentate da una "Memoria" stampata a Firenze dalla Tipografia di
Mariano Ricci, via S.Gallo 31, nel 1876. La "Memoria" fa parte del mio Archivio,
e così pure ne fanno parte altri documenti fra i quali una curiosa pubblicazione
scientifica dal titolo "Miliare essenziale", edita ad Ancona nello stesso anno
1875, della quale scriverò tra poco, e l'annata del 1893 di un periodico del
circondario di Montepulciano: "il Poliziano". Di non minore importanza è un
altro interessante documento, cioè una lettera scrittami nel 1981 da Inigo
Bertini, scomparso nel 1994 all'età di 100 anni, un Sarteanese figlio di un
Direttore della Cartiera, incarico che anch' egli ricoprì poi per alcuni anni .
Giuseppe Civelli era certamente un uomo di grande ingegno, paragonabile ai
grandi nomi dell'economia mondiale (quali i Ford, i Rockfeller, i Grupp ecc.) e
come loro venuto "dalla gavetta". Nato infatti nel 1816 da umile famiglia a
Barasso, piccolo paese in provincia di Varese, lavorò fin da ragazzo come
operaio nell'industria tessile, in uno stabilimento di Busto Arsizio. Con la sua
viva intelligenza, comprese subito che per emergere doveva innanzitutto studiare
e, non contento di quanto aveva imparato a Busto, con i suoi risparmi andò a
Milano per proseguire gli studi, diplomandosi maestro elementare e insegnando.
Conservava nel suo animo, come scrive un giornalista di quei tempi, grandi
ideali e grandi progetti. Oggi si direbbe che "pensava in grande", una storia
che si ripete anche con personaggi dei nostri tempi che, ormai diversi anni fa,
qui a Sarteano si invogliarono a comprare il Parco delle Piscine (mi riferisco a
Borghi, che da semplice elettricista era arrivato a fondare una grossa industria
e cioè la Ignis, e mi riferisco a Lamborghini, che da meccanico divenne un
grosso industriale di trattori e poi, rinunciato a Sarteano, progettò quelle
potenti automobili che tutti conoscono).
Giuseppe Civelli " pensò in grande" e realizzò molti dei suoi progetti: basti
pensare che fondò e fu proprietario di diverse importanti tipografie a Milano,
Torino, Firenze, Verona, Ancona e Roma e due grandiose cartiere, una a
Chiaravalle e una a Sarteano , e quest' ultima, lo ricordiamo ancora una volta,
era la più grossa industria della provincia di Siena coni i suoi 200 operai (che
dovevano arrivare a 300), quando la FIAT aveva...10 operai!
I suoi interessi però non si fermarono qui: fondò e diresse alcuni fra i più
importanti giornali d'Italia, come "la Lombardia" di Milano, "il Corriere
italiano" di Firenze, "il Diritto" di Roma e "l'Adige" di Verona. Quest'ultimo è
ancora vivo e vegeto, degli altri non ho notizie. Si diceva anche che avesse
possedimenti "in mare", ma non si è mai saputo in che cosa consistessero.
La fondazione della nostra Cartiera ebbe degli antefatti, tutti legati
all'importanza della "caduta d'acqua" come forza motrice.
La prima trattativa fu fatta con la Ditta Cosimini di Firenze che voleva
sfruttare queste acque per impiantare una Ferriera per la fabbricazione di fil
di ferro, catene ecc. Da parte del Comune le trattative erano portate avanti dal
Sindaco Gabriele Frontini e dall'Assessore Domenico Bargagli, che il 23 Giugno
1872 arrivarono a far approvare la Consiglio Comunale l' acquisto di tre mulini,
detti "delle Spiaggie", e le relative cadute d'acqua, di proprietà Cospi-Billò
per cederle gratuitamente alla ditta Cosimini con l'obbligo di impiantarvi una
manifattura. La ditta Cosimini chiedeva tra l'altro una "caduta d'acqua di metri
40 della forza di 100 cavalli". L'operazione non andò in porto ma, scrive la
"Memoria", "le Autorità municipali avevano chiamato l'attenzione degli
industriali sulle naturali forze motrici che Sarteano possiede".
Subito fu intrapresa una nuova trattativa: la famosa ditta Cantoni di Milano -
una grossa industria tessile tuttora ricordata per i "rocchetti" e le
"spagnolette" di cotone (Cucirini & Cantoni) - fu seriamente intenzionata a
sfruttare le acque per un grosso canapificio: occorrevano però, oltre i mulini
Cospi, la "cartiera Gigli", la caduta d'acqua Cosimini e alcuni appezzamenti do
terra di proprietà Cesarini e Cospi. Frontini e Bargagli andarono a Milano e,
per la ditta Cantoni, il Prof. Colombo venne a Sarteano e fece una perizia. Fu a
questo punto che si inserisce una nuova trattativa: quella con l' Ing. Angelo
Graffigna di Milano, che scrive in data 9 Settembre 1872 al Sindaco comunicando
l'acquisto dal sig. Domenico Fraticelli di una proprietà allo scopo di
impiantarvi una "manifattura di ferro".
Per la nascita della Ferriera poneva però alcune condizioni, fra le quali assai
interessante è quella che il Comune si impegnasse a far subito una strada di
collegamento "fra la Pieve Vecchia e la via Provinciale Cassia Aurelia da Chiusi
a Sarteano dichiarandola immediatamente strada comunale". Si tratta certamente
di quel tratto stradale che anche oggi si chiama "viale della Cartiera". Questo
scritto di 120 anni fa ci interessa in modo particolare per due principali
ragioni:
1 - perchè ci documenta che l'antica via Cassia Aurelia, strada consolare di cui
ancora poco sanno gli studiosi, proveniente da Città della Pieve-Chiusi, passava
per Sarteano (sappiamo che poi passava per Baccaciano in direzione di San
Casciano Bagni-Paglia).
2 - perché ci conferma l'ubicazione della primitiva Pieve di San Lorenzo del "pagus
Sartheanensis", le cui rovine furono descritte dal Vescovo Bagnesi in visita
pastorale.
Il Comune accettò le richieste del Graffigna con delibera del 16.9.1872,
delibera nella quale si legge che gli amministratori comunali contavano
sull'assunzione di 100 operai: il numero effettivo fu in breve tempo
raddoppiato.
E' a questo punto che interviene Giuseppe Civelli "per forte quota interessato
nella Cartiera Graffigna di Sarteano".
Visto che le trattative con il Barone Cantoni avevano creato perplessità perché
la perizia Colombo prevedeva tra l'altro il cointeressamento dei possidenti del
luogo e, come dice la "Memoria", questa era "condizione assai difficile ad
avverarsi pel poco o nessuno spirito industriale degli abitanti la provincia di
Siena ben lungi dal somigliare ai Liguri e ai Lombardi", il Civelli riuscì a far
accogliere le sue proposte nella deliberazione Consiliare del 5.10.1872.
Le proposte prevedevano tra l'altro l'acquisto dei tre molini delle Sig.ne
Teresa e Camilla Cospi-Billò, della Cartiera dell'Avv. Rodolfo Gigli, dell'acqua
che alimentava mulino e gualchiera di Tommaso e Serafino Rossini, di un
appezzamento di terra di Pietro Corsi e di uno di proprietà Cesarini.
Giuseppe Civelli si impegnava anche ad assumere 300 operai una volta terminati i
lavori d'impianto della Cartiera, lavori che dovevano iniziare nel 1873 senza
interruzione.
Le trattative non furono però così facili come era sembrato in un primo momento,
anche se il Civelli aveva accettato alcune condizioni poste dal Consiglio
Comunale vari mesi dopo, ed esattamente con delibera del 30.8.1873, condizioni
fra le quali particolare risalto aveva quella che prevedeva il pagamento di una
penale di 50.000 lire nel caso in cui il Civelli non avesse mantenuto l'impegno
dell'occupazione di 300 operai.
Intanto il 21 Dicembre 1873 l' Ing. Pietro Murel scrive al Comune la propria
intenzione di impiantare in località "Gualchiera Savi" uno "Stabilimento
industriale per la lavorazione della "garance" (robbia). Il Comune approva in
data 16 Febbraio 1874 le richieste del Murel, fra le quali quella della
costruzione di una strada di circa 350 m. "dall'attuale via detta della
Cartiera" fino alla Gualchiera Savi. Lo Stabilimento entrò quasi subito in
funzione, ma durò pochi mesi per la concorrenza fatta alla robbia dall'anilina
artificiale.
Il 18 Aprile 1874 le trattative con il Civelli sembrano a un punto morto. Il
Civelli si ritiene "sciolto da ogni impegno". Il Consiglio Comunale da parte
sua, visto che già "due grandi Stabilimento industriali" erano sorti, con
deliberazione del 27 Aprile 1874 dichiara, nella consapevolezza di essere
proprietario di una grande forza motrice, "di voler riacquistare completamente
la propria libertà d'azione" e quindi che ogni impegno "è nullo e risoluto".
La "Memoria" si dilunga in interessanti particolari, dai quali appare
l'intervento della Sottoprefettura e del Ministero, alcuni errori burocratici
commessi dai nostri Amministratori, e "la cessione a industriali di Milano e al
sig. Eyben di Gand di alcuni beni immobili" acquistati durante le varie
trattative.
Finalmente il 4 Dicembre 1875 viene concluso un nuovo contratto fra il Comune e
il Comm. Civelli, che in pratica pone fine alle lunghe traversie e dà il via
definitivo ai lavori per la nascita della Cartiera. Con lettera del 22 Febbraio
1876 il Comm. Civelli conferma che "il grandioso Stabilimento nel suo pieno
sviluppo occuperà 300 operai; anzi richiederà tal numero di persone che forse
Sarteano solo non potrebbe darle, calcolato che bisogna aver riguardo a lasciare
la parte occorrente all'agricoltura. Così il benefizio non sarà limitato a
Sarteano, ma si estenderà anche ai Comuni vicini".
A preparare l'inaugurazione il Civelli manda a Sarteano un suo uomo di fiducia:
J.E.Bernard, Direttore della Cartiera Civelli in Chiaravalle. A darci sue
notizie è un interessante opuscolo stampato nello Stabilimento Tipografico
Civelli di Ancona nel 1875 e scritto da Ottaviano Marchionneschi: "Di una
miliare essenziale".
Da questo libretto scientifico si apprende che il sig. Bernard, di anni 34, si
ammala a Sarteano. Lo cura il Medico Condotto dott. Piazza (di cui la famiglia
possedeva un edificio in Piazza San Martino almeno fino agli anni trenta.
Diagnostica "miliare essenziale". Viene richiesto un consulto con il massimo
esponente della Medicina in Provincia di Siena, il Prof. Burresi, Rettore
Magnifico dell'Università di Siena, al quale anche ai nostri giorni è ancora
intitolato l' Ospedale di Poggibonsi. La diagnosi è confermata.
Nel 1877 si arriva all'attesa inaugurazione, della Cartiera, con le Autorità e
la Banda. Il primo vero Direttore fu Silvestro Andreani, ma nel 1909 era
Direttore l'austriaco Ing. Carlo Bitterlich, come dimostra l'atto di acquisto
della vecchia Cartiera di carta di paglia.
All'inizio la proprietà era suddivisa tra il Civelli, il Graffigna e il munifico
Domenico Bargagli che aveva risolto in buona parte i problemi economici
dell'impianto. Successivamente il Civelli rimase unico proprietario.
Qui mi aiuta per la ricostruzione della vita della Cartiera una lettera
scrittami dal Cav. Inigo Bertini nel 1981. Il Bertini, morto nel 1994 alla bella
età di 100 anni, era figlio di Alberto che fu dapprima operaio poi Direttore
della Cartiera subentrando all'Ing. Bitterlich dopo essersi fatto apprezzare per
le sue notevoli qualità del Direttore Andreani per 15 anni, come risulta da un
interessante documento. La sostituzione di Bitterlich avvenne "a furor di
popolo" all'inizio della prima guerra mondiale, quando gli animi dei nostri
compaesani erano infiammati di ardore per la liberazione di Trento e Trieste
"dal giogo austriaco". Fu in quegli anni di anteguerra che, a quanto sembra,
partirono dalla stazione di Chiusi diversi vagoni ferroviari carichi di reperti
archeologici scavati nei terreni prossimi alla Cartiera per ordine di Bitterlich.
Il Cav. Inigo fu successivamente Direttore per qualche anno, fino all'avvento
dei Bellardoni. e cioè fino ai primi anni trenta.
Nella sua lettera, scritta con la consueta bella grafia, Inigo Bertini, che io
come tanti altri chiamavo "sor Giovanni", mi fa sapere che le casette e i molini
dell'antica "via dei molini" furono acquistati dalla ditta Civelli in più
momenti successivi, e così pure fu per la "vecchia Cartiera di carta di paglia"
che è sotto il vecchio "Gorone" che fungeva da serbatoio, vicino alla caduta
d'acqua. Lo stabile fu adibito ad abitazione per alcuni operai della cartiera, e
la stessa cosa avvenne per diverse casette. La "Palazzina" fu costruita come
villa per il Civelli, ma questi non l'abitò mai. Fu abitata invece dal Direttore
Alberto Bertini, e lì nacque Inigo nel 1894. Diventarono di proprietà Civelli
diversi appezzamenti di terra con oliveti dal nuovo serbatoio fino alle Moline.
Il figlio di Giuseppe Civelli , Antonio, fu Senatore del Regno, per nomina
Reale. . Nel 1882, alla prematura morte del padre, ereditò le due Cartiere, gli
Stabilimenti tipografici, e molte proprietà in varie parti d'Italia. Sua figlia
Corinna andò sposa al Marchese Pietro Ginori, famoso industriale della ceramica.
Nell'Ottobre 1893, come è documentato da un periodico del Circondario di
Montepulciano, "il Poliziano", del quale posseggo in fotocopia l'interessante
annata, fu inaugurato il "Monumento al Civelli". Di questo importante fatto
Montepiesi si è occupato più volte. Dalla cronaca dell'avvenimento apprendiamo
tra l'altro che la bandiera della cooperativa degli operai era "opera
splendidissima della signora Maddalena Civelli", che gli autori del Monumento
furono gli scultori milanesi Tempra, Ruga e Zadatorio, che la madrina fu la
signora Clemenza Galgani e il padrino il signor Stefano Contucci, che il
presidente del comitato era il conte Gualtiero Grottanelli, , che le scritte sui
quattro lati del monumento erano state dettate dal famoso scrittore Yorick
(Ferrigni), che parlarono tra gli altri il sindaco Lorenzo Galgani, l'operaio
Alberto Bertini, lo studente Ottavio Lunghini e il Marchese Bargagli davanti a
un' immensa folla, che la Banda allietò l'intera giornata suonando tra l'altro
una marcia augurale scritta per l'occasione dal Maestro Ubaldo Pannocchia e che
la festa si concluse al Teatro degli Arrischianti con la rappresentazione di "Lara
Felton". Tra le curiosità riportate dal giornale citiamo il fatto che "la gara
dei velocipedi fu vinta dal forte campione di Perugia Evangelisti". Il Monumento
fu tolto dalla Piazza D.Bargagli nell'Agosto 1941 e da allora fu conservato in
un angolo del cortile della Cartiera finché fu ricollocato degnamente a Sarteano,
nel Parco Civelli, il 22 Maggio 1993.
Con il Civelli la Cartiera non arrivò ai 300 promessi operai ma, secondo quanto
scrive Inigo Bertini, a circa 70 dipendenti. Altri invece sostengono che furono
superati i 200 operai. Fatto sta che gli operai furono organizzati in una
cooperativa che aveva un buon peso nell'economia di Sarteano. Basti pensare che,
come documenta la fotografia qui riprodotta, in Piazza San Martino c'era un
locale di vendita con questa insegna: "Cooperativa di Consumo fra gli operai
della Cartiera Civelli" particolarmente attiva almeno fino agli anni della prima
guerra mondiale.
(qui la foto del locale della Coperativa)
Gli operai, nei turni di riposo, aiutarono tra l'altro il loro collega Quintilio
Belardi nell'iniziativa di aprire un "Caffè" in Piazza Vittorio Emanuele (oggi
XXIV Giugno).
Inopinatamente il Senatore Antonio fallì - perché viveva, a quanto si diceva, da
" cicala " almeno altrettanto quanto il padre Giuseppe aveva vissuto " da
formica " - con un crac che fece epoca. Tutte le sue proprietà finirono nelle
mani di una commissione liquidatrice, alla quale occorsero ben sei anni per
liquidare tutti i beni.
Nel 1917 la Cartiera fu acquistata dal Comm. Passigli, di Firenze, che ne tenne
la proprietà fino ai primi del 1935, quando dette l'incarico di venderla a Inigo
Bertini, che gli trovò due acquirenti, Gorello e Mattorre, che subito vendettero
al Comm. Silvio Bellardoni.
Dai Bellardoni passò agli Ansaldi e quindi al Lanfri. Gli ultimi guardiani che
ricordo sono stati Corrado Corradi e Bruno Romagnoli.
Il resto è storia attuale: dal Lanfri è passata all'Ing. Lancia che dovette
chiudere la Cartiera nel 1990 su ordinanza delle autorità, continuando però a
preparare la riapertura adeguando la vecchia macchina alle nuove richieste di
mercato, approntando una seconda macchina e provvedendo alle nuove esigenze
delle leggi vigenti.
Nel Febbraio-Marzo del 1995 la sospirata riapertura con circa 13 dipendenti e
una previsione di arrivare a 28-30 dipendenti. Alla direzione dello Stabilimento
fu chiamato il sig. Leonardo Mancini di 34 anni, di Chiusi. La riapertura ebbe
breve durata, negli ultimi anni tutti i macchinari sono finiti in Russia
(abbiamo visto operai e camions russi) e oggi siamo arrivati addirittura alla
vendita sia dei terreni che dei fabbricati.
Carlo Bologni