LE CAMPANE
San Paolino da Nola “inventò” le campane e da allora – oltre 1500 anni fa - le
campane hanno avuto in tutto il mondo cristiano i grande importanza per la vita
civile e religiosa, anche se si ha notizia dei primi campanili solo dal IX
secolo. Un antico “orario dei segnali pubblici” conservato a San Lorenzo, ci
ricorda che – nell’anno in cui fu scritto l’orario stesso – le campane suonavano
“l’Aurora” dal 27 Maggio al 2 Luglio alle 2,15. L’ “Ave Maria” (detta dal
popolo”Emmaria”) si sentiva alle 20,15. Attualmente suonano “l’Angelus” alle 7 e
alle 12 e l’ Ave Maria” alle 18. Al “suono dell’Ave Maria”, al tramonto, le
Porte di Sarteano erano chiuse e chi non era entrato non poteva rientrare fino
al mattino. Alle 17,30 il suono un po’ stonato delle campane di San Francesco ci
ricorda l’Ave Maria di Schubert. L’inizio dei riti religiosi è segnalato dal
suono del primo, del secondo, del terso e del “cenno”. L’uscita della
Misericordia ci avverte con suoni lenti e funebri che un abitante ha terminato
il pellegrinaggio terreno. Nei secoli le campane hanno suonato per le guerre, la
pace, i vari pericoli del paese. Ora non sentiamo più le campane di San Cesareo,
di Santa Vittoria, di San Michele, delle Conce, del Crocifisso, di Santa Maria,
della Campanella, di San Bonaventura, di San Rocco, di Sant’Apollinare, della
Madonna del Carmine , della Chiesina, delle Spiagge, del Belriguardo ecc.
Sentiamo invece San Lorenzo, San Martino, San Francesco, il Suffragio, Spineta,
Sant’Andrea di Castigllioncello e quelle elettriche di Sant’Alberto. E sentiamo
anche il suono della “martinella” che annuncia l’entrata in campo del Carroccio
per la sera della Giostra.
Le più antiche campane di Sarteano sono quelle del campanile a vela della chiesa
di San Martino. Una è stata fabbricata nel 1282, ed è da considerarsi fra le più
antiche 'in attività' (infatti il batacchio batte sempre nello stesso posto, che
a lungo andare si incrina con grande probabilità. Risale quasi sicuramente alla
nascita del libero Comune. Si ritiene che sia stata nella torre campanaria della
chiesa di San Martino in Foro nella piazza principale, chiesa che fu demolita
nel 1841. Un'altra campana della stessa provenienza è del 1535 e fu fusa da
Aureliano di Mastro Leonardo di Chianciano, come risulta anche da un documento
conservato nell'archivio storico del Comune di Chianciano (sul fascicolo
relativo è scritto 'importante'). Le campane di San Martino furono salvate
durante l’ultima guerra perché sepolte in un campo “di Elia” nel piano dell’Astrone.
La campana più antica (1282): è in basso a destra per chi guarda il campanile
stando fuori dalla Porta Umbra. La sua forma è nettamente diversa per struttura
e linea di disegno, rispetto alle altre. La scritta è il eleganti caratteri
gotici maiuscoli e quel “liberatione” è probabilmente riferita alla nascita del
libero Comune:
“SCM- SPONTANEU. A.D . MCCLXXXII -
LIBERATIONE. ONORE. DEO - PATRIE
La campana (1535) in basso a sinistra per chi guarda dal solito posto. La
scritta ha una terminologia simile a una parte della precedente, ma al
femminile, e ci fa conoscere, oltre alla data, il nome del suo fabbricatore:
HONORE- DEO ET PATRIE LIBERA METE- SACTA SPOTANEA
MAGISTRI LEONARDI DE CLANCIANO ME FECIT ONE AURELIUS MDXXXV ( = 1535)
La campana (1798) più grande e più in alto è del 1798. Ha questa scritta:
DEO IN HONOREM BMAE VIRGINIS AC SS. MARTINI EP AC VICTORIAE V. ET M PAT
A.D. MDCCIIC FRANCISCUS PRIMICERIO CHIERICI RECTORE
L’elettrificazione delle campane di San Martino fu realizzata come dono dei
fedeli al parroco don Gino Cervini, nel XXV del suo sacerdozio.
Un episodio curioso che riguarda le campane di Sarteano è quello pubblicato nel
2005 dal ‘Poynter Institute in Florida a cura di Bill Mitchell. Riferisce
infatti che una notte, mentre si trovava a Sarteano in vicolo del Sassogrosso in
una casa dove mancava l’energia elettrica e perciò non aveva a disposizione né
Radio né TV, sentì un lungo suono di campane: seppe così che il Papa Giovanni
Paolo II era morto. Per inciso si deve aggiungere che probabilmente quella casa
è quella che era stata vinta da un Inglese in una lotteria della Gran Bretagna:
era senza corrente elettrica perché il precedente proprietario era moroso.
Altre notizie curiose: Agostino Egiziani ci disse nel 1983 che il marito della
Saracina (una popolana che ancora gli anziani ricordano e che abitava in Corso
Garibaldi) era solito mettersi in ginocchio e farsi il segno della croce al
suono delle campane. Le campane vengono “legate” (oggi le corde sono sostituite
quasi sempre da congegni elettrici) alla ricorrenza della morte di Gesù e
“sciolte” alla Resurrezione. Prima del Concilio erano “legate” la sera del
Giovedì Santo e “sciolte” la mattina del Sabato Santo. Il Concilio corresse la
tradizione inesatta e riportò a quanto è scritto nel Vangelo e quindi le date
sono rispettivamente il pomeriggio del Venerdì Santo e la notte della Domenica
di Pasqua. Gli anziani ricordano che la gente di campagna (per es. Evaristo
Rappuoli e Mario Favi) erano soliti seminare il prezzemolo la mattina del Sabato
Santo quando “si scioglievano” le campane; una tradizione di cui non conosciamo
l’origine.
Una poesia di Gaetano Bacherini ci ricorda l’affetto per le campane, affetto che
vorrei che avessero anche le attuali generazioni. La poesia fu scritta dopo anni
di lontananza dal nostro paese: "Ricordo le tue Chiese, o Sarteano, - e il
campanile alto e le canore - voci di bronzo perdersi lontano - nel cielo azzurro
chiaro di splendore. - Ne sento sempre l'eco. E come un vano - appello di mia
madre e del suo amore, - che sa di culla e mi sussurra piano - di una speranza
che riscalda il cuore. - Io ti ricordo e nella nuova sera - quando il mio cuore
sogna di un ritorno - c'è come l'eco d'umile preghiera - c'è come l'eco della
mia tristezza. - E nell'attesa che non ha mai fine - io sento di mia madre la
carezza."
L’attuale campana dell'orologio del Palazzo Comunale ha poco più di una
cinquantina d'anni perché la precedente, antica, fu fusa durante l'ultima
guerra, quando furono requisite anche le brocche di rame. Il bronzo serviva per
fabbricare i cannoni!. Caratteristico è il suono ovattato di questa campana
quando – cosa rara negli ultimi decenni – è ricoperta di neve.
Ecco come e quando era nata l’antica campana dell’orologio e quanto era costata
nel XVII secolo:
“nel 1630 il dì 20 Novembre il sig. Alfiere Fulvio Fanelli , Misser Grisante
Aggravi , Misser Filippo Fraticelli e Bastiano Sercanni Priori rappresentanti,
allogarono a fondere la Campana del Palazzo di Giustizia che deve servire per
l’Orologio, Maestro Domenico di Giovan-Paolo Roscetto da Chianciano per scudi
quindici e le sse. Nel dì 9 Dicembre detto fu ricevuto di scudi venti fra sua
mercede et altre spese fatte in servitio della suddetta Campana e per suo
vivere; e tal pagamento apparisce allo spoglio 4 a carta 251”. L’orologio aveva
preso il posto della meridiana che da sempre aveva segnato l’ora ai Sarteanesi
nel Palazzo del Podestà e che è tuttora funzionante.
Così scriveva in una poesia dal titolo “Alla campana di Sarteano, perita in
guerra” Gualtiero Sbardelli il 27 Ottobre 1946 su “Strillo”, un periodico
sarteanese nostro predecessore che ebbe vita breve nel 1945-46: “La campana/ da
tanto nel Palazzo Comunale/ batte le 3…per volontà inumana/ gli ultimi tocchi
del suo funerale./ Vecchia e bella campana di Sarteano/ fusa col bronzo puro e
rame e argento,/ purtroppo il richiamo oggi mi è vano;/ peristi senza alloro né
cimento./ Campana bella, il suono tuo squisito/ infondeva un orgoglio e una
virtù./ Tu ci segnavi il tempo che passava/ e ci dicevi l’ora da lontano./ Il
viandante che pur si allontanava/ la voce avea da lungi di Sarteano./ E ti
sentiva ognuno dal Poggione,/ Solaia, Baccaciano e Cappuccini,/ nei casolari in
giù fino al Lastrone (sic!)/ portavi la tua voce ai contadini./Io mi ricordo
sempre da piccino/ che t’udivo alla Lega ed al Castello,/ da San Lorenzo e fino
a San Martino/ e t’ho sentita da Castiglioncello!/ Ora al tuo posto nobile
campana/ c’è una modesta e sorda campanella,/ che non si sente più dalla
lontana/ e questa, oltre a non esserti sorella,/ non t’è figlia e neppure t’è
nipote. / Suona l’ora e la replica. Per via/ quando la sento , in me si
ripercuote/ e mi riempie il cor di nostalgia!
Per qualche mese anche la “modesta e sorda campanella” è rimasta in silenzio e
ne abbiamo riascoltato con piacere il suono - anche se disordinato - il 9
Dicembre 2013. Come si legge in questo articolo, a Chianciano si fabbricavano le
campane, e infatti almeno due campane di Sarteano furono costruite lì. Oggi però
la località italiana più nota per la fabbrica delle campane è Agnone, nell’alto
Molise. Anche oggi per fare una campana ci vogliono tre mesi. Si utilizzano
materiali comuni (carbone,sabbia, terra o argilla) oltre al bronzo per la
colata. Il miglior bronzo è costituita da 78 parti di rame e 22 di stagno. Per
le campane migliori è utilizzato anche l’argento.
Montepiesi ha fatto articoli sulle campane di Sarteano nel Giugno 1985 e nel
Marzo 1987.
Carlo Bologni e Franco Fabrizi